L’apertura degli spazi espositivi del museo è impreziosita dall’esposizione temporanea di vasi, albarelli, boccioni, idrie e manufatti prodotti a Burgio tra la fine del XVI e XIX secolo. Le opere provenienti da più parti della Sicilia fanno parte delle collezioni della Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, del Museo della Ceramica di Caltagirone, del Museo Etnografico Siciliano Pitrè, del Museo Civico di Agrigento, dell’ Istituto d’'Arte di Palermo, della Fondazione Banco di Sicilia Museo Mormino, del Banco di Sicilia - Unicredit Group e di collezionisti privati. L’esposizione intende ricostruire la storia della maiolica e le sue vicissitudini, individuare le botteghe e delineare le personalità dei singoli artefici, attraverso l’esposizione di corredi farmaceutici, di vasellame da mensa e oggetti d’uso. Apre il percorso espositivo la prima produzione dipinta in bianco e blu, legata ancora alle forme e agli stilemi calatini, importati da ceramisti di Caltagirone, che alla fine del XVI secolo si erano trasferiti nel piccolo paese agrigentino per cercare fortuna, incoraggiati dalle condizioni favorevoli del territorio e dai ricchi commerci. I manufatti, sono confrontati con i frammenti ritrovati durante gli scavi della zona di butto delle fornaci cinquecentesche vicino il quartiere dei figuli, che hanno permesso agli studiosi una corretta attribuzione. Segue l’ampia produzione del XVII e del XVIII secolo caratterizzata da una ricca gamma cromatica rinnovata con l’introduzione di elementi tardo rinascimentali continentali, mutuati dalle produzioni delle città di Sciacca, Palermo e di Caltagirone, luoghi molto frequentati dagli artigiani per l’acquisto di materie prime; si conclude con quella ottocentesca espressione della decadenza dell’arte figulina spesso dipinta sommariamente con colori più poveri ma non privi di originalità. Ai manufatti burgitani sono accostati quelli coevi provenienti dai maggiori centri ceramici dell’isola, per un confronto tecnico e stilistico tra le varie botteghe Una sezione è dedicata alla prolifica produzione pavimentale di Burgio, ben rappresentata della Collezione Giallo di proprietà del Comune e arricchita da importanti esemplari provenienti da collezioni private. E’ possibile ripercorrere attraverso gli esempi esposti la storia del gusto della decorazione sia degli artigiani che dei committenti, influenzati dalle mode dell’epoca, fino alla seconda metà del XIX secolo, quando le officine burgitane entrarono in crisi per la pressante concorrenza dei manufatti importati da Napoli e da Vietri, che già da anni esportavano in Sicilia in quantità sempre maggiore mattoni di buona qualità. Seguono una serie di pannelli e i mattoni murali raffiguranti soggetti sacri come santi, la Sacra Famiglia, l’Emblema del SS. Sacramento o l’Immacolata a testimonianza della devozione popolare e dell’intensa attività delle Confraternite. Più ampia è l’ultima sezione dedicata alla produzione degli oggetti d’ uso quotidiano: bummuli, graste, burnie, pignatedde, cannate, quartare, piatti in ceramica, ma anche in terracotta invetriata, che grazie alle fiere venivano vendute e diffuse in tutta l’isola, oggetti forse meno preziosi, ma sicuramente più ricchi di invenzione e fantasia. La produzione di terracotta per l’architettura è rappresentata dall’esposizione di mattoni cuneiformi maiolicati per il rivestimento di cupole e campanili, i famosi tegoloni burgitani decorati e dipinti in giallo e verde, ed anche alcuni esemplari coevi a quelli di Burgio, realizzati in altri paesi del Mediterraneo per mostrare come l’arte popolare parlasse un’unica koinè. Nell’esposizione di questi manufatti si è tenuto conto, oltre che del dato estetico dell’ aspetto etno-antropologico. La mostra sarà visitabile fino al 5 settembre