Agli inizi del XIX secolo sono particolarmente originali le pavimentazioni d’impronta neoclassica,  simili a grandi tappeti con decori fitomorfi stilizzati in verde e giallo-ferraccia con rare campiture in blu, circondati da cornici,  riserve con scenette, come quelle della Chiesa di San Luca siglata M:G.V.B. e datata 1810 e della Chiesa di Santa Rosalia, datata 1822, ancora esistenti anche se non in buone condizioni.
Le officine burgitane continuarono a non risentire della concorrenza dei manufatti importati da Napoli e da Vietri, che già da anni esportavano in Sicilia in quantità sempre maggiore mattoni  di buona qualità, realizzati in maniera industriale a basso costo , dipinti con l’ausilio della mascherina tanto da mettere in crisi i maggiori centri dell’isola.  Le fabbriche seppero adeguarsi alle esigenze del mercato introducendo misure diverse e riprodussero i decori campani adattandoli alla tradizionale tavolozza cromatica,dato che gli artigiani burgitani non utilizzavano colori industriali come il rosso, il rosa pink , nè mascherine, però non migliorarono la tecnica di lavorazione della creta per semplificare il lavoro e rendere più resistenti i prodotti; comunque era più conveniente per i paesi dell’entroterra continuare ad acquistare manufatti burgitani.
Nella seconda metà del secolo le botteghe entrarono in crisi e la produzione più pregiata fu soppiantata dai prodotti industriali di minor prezzo. Alla stagnatura stagnifera si sostituì  l’invetriatura piombifera e  si utilizzarono solo i colori più economici verde ramina, giallo ferraccio e manganese escludendo il costoso blu cobalto. Nelle fiere si continuarono a vendere bummuli, quartare, cannate, cannili di crita e altri oggetti di uso corrente, graste da posizionare sui balconi e sui terrazzi ed anche le figurine dei presepi  ricche di creatività e devozione.
Molte botteghe alla fine del secolo spensero i fuochi per la continua esportazione di manufatti d’uso napoletani e soprattutto vietresi  chiamati dalle manifatture partenopee “roba di Sicilia” di buona fattura e poco costosi. Anche la produzione di tegole invetriate in verde e giallo tipica dell’edilizia burgitana dell’Ottocento si concluse definitivamente.
Tra le ultime opere realizzate da una bottega del paese è il monumento funerario rivestito da mattoncini maiolicati policromi con angioletti e foglie in rilievo, commissionato nel 1887 da Giuseppe Virgadamo   nel Cimitero del paese presso la Chiesa dei PP. Cappuccini.