La collezione di mattonelle burgitane del ceramista Carmelo Giallo comprende circa 572 mattoni divisi in 69 tipologie, 11 bordure pavimentali, 5 mattonelle a rilievo, 20 tegole poligonali e 3 di grandi dimensioni. Il mattone più antico  è un esemplare del XVII secolo caratterizzato da una decorazione tardo-rinascimentale modulare, dipinta in modo sommario, formata da una cornice mistilinea e da un motivo vegetale che si ritrova nella produzione saccense di derivazione ligure.
Di particolare interesse sono alcuni esemplari degli inizi del XVIII secolo,  realizzati in un periodo in cui le botteghe burgitane erano efficienti, ben organizzate, in grado di far fronte alle richieste di vasellame e forniture di migliaia di mattoni di ottima fattura. Ne sono testimonianza i due pannelli con mattoni decorati con semplici motivi a volute e vegetali che assemblati formano una pavimentazione ad onda, o a riquadri, come nella chiesa di San Luca a Burgio. Alcuni esemplari si possono collocare nella più varia produzione burgitana del XVIII secolo, caratterizzata da decori a grandi disegni, ma modulari e ripetitivi, che si sviluppano su quattro, otto o sedici mattoni con riferimento a quella coeva palermitana. I pannelli  con un decoro ad intreccio di cornici mistilinee, spugnate in verde ramina con fiori, uccelli e conchiglie, sono gli esemplari di un’originale pavimentazione, oggi visibile solo nell’Oratorio di Santa Maria del Soccorso di Corleone.
D’impronta neoclassica sono i frammenti di ampie pavimentazioni con motivi decorativi floreali che giocano sull’effetto dell’intreccio di cornici geometriche spugnate in verde e manganese ed anche le bordure che rifiniscono gli impiantiti spesso decorati a finto marmo.
Il nucleo più grosso della collezione è composto da mattoni della seconda metà del XIX secolo prodotti dalle officine burgitane ad imitazione dei manufatti di buona qualità, a basso costo, importati da Napoli e da Vietri in quantità sempre maggiore, tanto da mettere in crisi i maggiori centri ceramici dell’Isola. È facile riconoscere nella produzione di quel periodo l’inserimento di vari decori propri delle fabbriche napoletane, come quello a mosaico  introdotto dopo la scoperta di Pompei ed Ercolano, a squame, inciso direttamente sullo smalto, o geometrico, caro alle manifatture dei Tajani di Vietri, o i ricercati decori dei Giustiniani e della fabbrica Palumbo.
Sono presenti nella collezione anche cinque tegole poligonali per il rivestimento di cupole e campanili e tre grandi tegole in terracotta invetriata tipiche della produzione di Burgio.